“Norwegian wood” di Haruki Murakami

Immagine tratta dal web

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Ecco un libro del quale non sapevo nulla quando ho deciso di leggerlo, uno di quei casi in cui non si sa bene dove si andrà a parare, tra chi ne parlava bene, chi lo considerava un mattone: io amo i libri lenti ed introspettivi, quindi l’ho caricato sul Kindle letteralmente a scatola chiusa, senza neppure conoscerne la trama, senza sapere quali fossero i temi trattati, solo attirata dal consueto sesto senso che mai mi ha delusa.

Mi sono trovata dinanzi ad una scrittura gentile, leggera come una piuma, assolutamente non maschile, elegante, squisita ed impalpabile: in fondo è un libro sull’adolescenza che risale a molti anni fa (già pubblicato con il titolo di “Tokyo blues”) ma che, per chissà quale motivo, solo in questo periodo da fatto riparlare di sè nel nostro paese. La costruzione letteraria è ricca di aspetti descrittivi lenti, a volte pigri, ma mai pesanti, le vicende dei personaggi sembrano stesi al sole come ritagli di carta bagnata dalla pioggia… è una storia d’amore, di vita e di morte, una storia dei sentimenti di Toru Watanabe che si intrecciano con quelli di Naoko e dei suoi dolori per la perdita della sorella e del compagno Kozuki, ambedue suicidatisi anni prima, è la storia in cui si affaccia anche Midori, sfacciata e solare, senza però mai entrare nel groviglio di sentimenti tra Watanabe e Naoko. Il male di vivere tocca tutti i personaggi principali dell’opera, eppure c’è chi ne uscirà vincitore e chi ne sarà sopraffatto, quasi la vita giocasse con la morte; l’idea che se ne trae e che viene ben messa in chiaro sin da principio è il ruolo della morte non come antitesi della vita bensì quale parte integrante del percorso di vivere, però tutte le pagine sono permeate da una leggerezza ed un’estrema spensieratezza, da un atteggiamento di profonda naturalezza nei confronti del sesso e dell’autoerotismo senza mai cadere in alcun atteggiamento moralistico nè trasgressivo.

L’idea che io ne ho tratto è stata quella di un’opera rilassante e incentrata sulla naturalezza del vivere, sull’accettazione degli eventi, delle pulsioni naturali, dei sentimenti, sul rispetto dei tempi fisiologici di maturazione delle idee e dei tumulti del cuore. E’ un libro bellissimo, da leggere e da gustare sino all’ultima riga.

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10 pensieri su ““Norwegian wood” di Haruki Murakami

  1. Molto bello questo libro di Haruki Murakami. Una cosa che mi ha colpito sempre nei suoi libri è l’assenza di Dio e di una chiesa, elementi che si trovano sempre anche se di striscio nei racconti degli europei, degli africani e degli americani. I suoi racconti sono calibrati sull’uomo e sulle sue certezze vacillanti della naturalezza del vivere che tu richiami.

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    • E’ vero, qui ci sono solo l’uomo e la vita e la relative riflessioni riguardano unicamente i ritmi naturali del vivere, aspetto da me particolarmente apprezzato perchè troppi libri sono costantemente permeati da una patina di religiosità che, a prescindere da questioni ideologiche, a lungo andare mi stanca. La lettura è scivolata con leggerezza e minimalismo, toccando le corde della psiche umana, dell’inevitabile e del vivere a dispetto di tutto, senza sentimenti salvifici di alcun genere; c’è un’accettazione della morte come facente parte della vita stessa, senza promesse di salvezza eterna… è tutto crudelmente e magnificamente lineare com’è giusto che sia.

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