One pot pasta (cioè la rivoluzione della pasta italiana)

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Quando lessi questa ricetta ebbi dei dubbi, moltissimi dubbi, da purista della pasta italiana, di ottima semola e rigorosamente al dente (cioè: meglio tirarla sul muro e abbatterlo che non lasciarci la pentola appiccicata sopra), però le immagini viste in giro per il web erano parecchio invoglianti… Meravigliose pentole in cui il rosso dei pomodorini illuminava d’estate il color oro della pasta, il verde del basilico sprigionava il suo profumo anche con la sola fantasia, con quel piccolo spicchio d’aglio bianchissimo a strizzare l’occhio dal fondo di una pentola leggermente imbiondita dal meraviglioso colore del nostro olio extravergine di oliva; insomma, alla fine ho deciso di provarci, complice la presenza di una bella pentola di ghisa dal fondo pesante che mi ha permesso di sperimentare questa metodologia di cottura al meglio!

Per prima cosa ho acquistato delle fettuccine splendide, però alla fine ho usato dei paccheri che proprio non sapevo dove mettere: mi erano stati regalati a Natale in un cesto alimentare, ma la quantità della confezione (250 g.) non mi permetteva di portare in tavola tre piatti di pasta, quindi ho approfittato di un giorno di assenza del figliolo per provare… anche perché per gli esperimenti è meglio evitare la sua presenza… se riescono male sto fresca! 🙂

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Ingredienti:

250 g. di paccheri (ho usato i Gragnano, semola ottima!)

250 g. di pomodorini in scatola (o freschi di stagione)

750 g. di acqua

qualche fogliolina di basilico (che io conservo sott’olio durante l’inverno)

sale q.b.

uno spicchio d’aglio

Procedimento:

Mettere tutto nella pentola e coprire: al bollore scoprire la pentola e cuocere ancora per circa 10 minuti (controllare perché ogni pasta ha i proprio tempi di cottura).

Il rapporto consigliato tra pasta e parte liquida è sempre di 1:3, quindi sarà bene verificare che l’eventuale eccedenza di liquido di vegetazione dei pomodorini sia compensata da una minore quantità d’acqua e, comunque, rimango del parere che una controllatina ogni tanto alla pentola male non faccia 😉

Ne uscirà un piatto dal sugo saporito e cremoso grazie all’amido rilasciato dalla pasta, facile e veloce da preparare… e vi assicuro che anche i paccheri mi sono piaciuti moltissimo!

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Benvenuto Ifood!

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Oggi parte ufficialmente questo meraviglioso progetto del quale anch’io sono orgogliosa di far parte! Mi sono affacciata al mondo dei foodbloggers molto timidamente e senza alcuna aspettativa, senza pretese e con umiltà, conscia dei miei limiti sia a livello informatico che nella fotografia, ma certa di saper cucinare con il necessario istinto per l’armonia, per realizzare un piatto dal gusto finale gradevole al palato e, soprattutto, con la certezza di mettere il cuore in ciò che faccio.

Ho appreso lungo il cammino che vi sono dei blogs gestiti da dei mostri di bravura e, quasi senza rendermene conto, mi sono trovata a dovermi confrontare con degli autentici artisti che, non solo mi hanno sempre accolta a braccia aperte e con tanta cortesia, ma dai quali ho appreso anche quel poco che so…. insomma, alla fine mi sono trovata coinvolta nel bellissimo gruppo delle Bloggalline (e ancora non mi capacito di come abbia fatto ad arrivarci, ma con il massimo orgoglio di esserne parte) per approdare adesso anche ad Ifood (e qua ancora ogni tanto mi chiedo se sia stato un loro errore 🙂 o se davvero qualcosa abbia appreso lungo la strada per essere entrata a farvi parte, in compagnia dei famosi “mostri sacri del mondo dei foodblogs”).

Insomma, ci tenevo a mettere in chiaro questa lunghissima premessa, perchè davvero sono emozionata di essere arrivata a tanto: sono una persona che per i propri obiettivi ha sempre lottato con le unghie e con i denti, ma perchè ero convinta di farcela, qui invece sono rimasta spiazzata in quanto non mi sono mai presa sul serio… a brevissimo questo blog subirà anche dei meravigliosi mutamenti che mi porteranno ad essere ancora di più in linea con il mondo di Ifood… per me è una tal ventata di novità che ancora stento a seguire, ma mi riempie di felicità e di orgoglio! E poi…. posso dirlo? Quando iniziai a fare i primi passi in questo mondo mi presi certe badilate di fango (eufemismo per evitare termini volgari facilmente intuibili) da alcune persone che fecero di tutto per boicottarmi che (concedetemelo) oggi rido e piango di gioia!!! Perchè le grandi soddisfazioni esistono ed evidentemente l’impegno viene sempre premiato: io oggi sono in compagnia di un team di persone in gamba che mai mi hanno criticata, ma solo aiutata ed incoraggiata, mentre chi all’epoca mi ha derisa, insultata e bannata è ancora lì nella sua piccolezza. Grazie.

E ora vai con Ifood!!!!

Collage infografica no affiliazione

Come si può intuire dalle immagini, si tratta di un progetto nato dalla collaborazione di un nutrito gruppo di foodbloggers accomunate da un’unica passione: quella di trasmettere l’infinito amore per il cibo, visto non come una semplice ricetta, ma come un’unica forma artistica fatta di sapore, di immagini, di profumi, il tutto unito dalla condivisione di piccoli pezzi di vita personale, di esperienze e di esperimenti: in questo modo il foodblogger si rapporta al lettore che da mero spettatore diviene una sorta di elemento interattivo e il blog stesso diviene un salotto di chiacchiere, un angolo virtuale di incontri tra amiche ed amici. In Ifood si condivide, si commenta, si chiacchiera e si ride, ci si abbraccia virtualmente e, soprattutto, si condivide l’infinita passione per il cibo!

E queste (questi…perché c’è anche qualche bloggalletto) siamo noi!!!
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Sognando un’estate tra gli ulivi

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Sto leggendo un libro nelle poche pause libere che ho, porto il Kindle sempre in borsa e quindi ogni tanto un capitolo riesco a godermelo: non è alta letteratura, ma la trama si svolge tra Inghilterra e Sicilia con brevi accenni alla Gran Bretagna e tantissimo sentimento incentrato sul Mediterraneo, sui suoi sapori, la sua cucina, i suoi profumi.

Mi fa sognare perchè mai come quest’anno ho un desiderio intenso di mare, è stato un anno difficile dopo un’estate piovosa e fresca, troppo per i miei gusti: qui si narra di ulivi a picco sul mare, di oleandri fioriti, di profumo di limoni, di ricotta e di arance candite, si parla di ville in pietra grezza, di vino passito, di cielo blu cobalto.

E allora la mia fantasia sale su una barchetta e raggiunge il largo cristallino, sfiora le cavità turchesi delle volte rocciose e delle grotte, scende su una spiaggia, nel’insenatura più piccola e appartata, e fa una nuotata lunga e rigeneratrice in un’acqua splendida, fresca, meravigliosamente pulita e limpida.

Mi vedo in un cortile a tagliare pomodori profumati, ad affettare peperoni e melanzane, ad insaporire i miei piatti con le olive nere, grosse, amarognole come piacciono a me… sono a piedi nudi coperta solo da un prendisole bianco sulla pelle abbronzata, ho i capelli bruni ancora umidi dopo la nuotata che mi scendono mossi sulle spalle, mi sento leggera e ancora fresca mentre mescolo istintivamente gli aromi del basilico e dell’origano, mentre uso gli agrumi per regalare al pesce fresco un tocco di carattere in più.

Sono circondata da personaggi che preparano un caffè forte, denso, intenso, un caffè che riallaccia la tradizione sicula con quella degli antenati moreschi le cui influenze ancora oggi permeano la sponda occidentale dell’isola, mi offrono una tazza di questa bevanda il cui aroma mi arriva a stuzzicare le papille gustative già da lontano, a me che nemmeno amo il caffè, ma che in questo contesto mi attrae.

E allora mi metto in cucina e realizzo qualcosa che del caffè abbia almeno il carattere deciso, andando istintivamente ad occhio nelle dosi e nell’uso degli ingredienti, mescolando il tutto secondo il gusto del momento, per ricreare un po’ di quella magia tutta mediterranea.

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Ingredienti:

5 uova

300 g. di zuccchero

1 pizzico di sale

500 g. di farina

1 bustina di lievito per dolci

150 g. di burro bavarese

250 g. di latte

50 g. di caffè solubile forte

zucchero a velo per rifinire (che io non ho usato perchè non amo i sapori troppo dolci)

Procedimento:

Mescolare bene le uova con lo zucchero e il sale in modo tale da incorporare un po’ d’aria, poi gradualmente unire il latte, il burro fuso e il resto degli ingredienti. Le dosi sono abbastanza abbondanti, ma oltre allo stampo da kuglupf che ho usato ne ho riempito anche un altro piccolino da plumcake per portare un po’ di merenda in ufficio (mica posso far morire di fame le colleghe…), quindi sappiate regolarvi…..

Infornare a 180° per 45 minuti.

PS: il cuore del dolce rimane morbidissimo e quasi liquido…una goduria…..

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Il the delle cinque in un plumcake

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Le mie giornate sono sempre faticose, sempre strette in una morsa di orari che mi fanno dannare e che al solo pensiero scendo dal letto già con le scatole girate: mancano ore di sonno, ore libere per me, sono sempre a dannarmi l’esistenza con quei pazzi scatenati che stanno rovinando l’anno scolastico e la serenità di venti ragazzini, esco dall’ufficio che sono già cotta e devo appena affrontare la spesa, i compiti da controllare, una breve verifica per capire se lo gnomo ha studiato seriamente, i cani da far passeggiare almeno per qualche minuto e immancabilmente appena rincaso la frase d’ordine è sempre la stessa, finalizzata al menu della cena.

Io invece ho voglia di leggere un bel libro e di sognare, di rimettere a posto la casa perchè è un lavoro che mi dà sempre soddisfazione, di imparare a fotografare, di fermarmi a respirare e bermi una tazza di the, di rilassarmi dopo una doccia bollente e un massaggio con l’olio di mandorle; forse è anche questa necessità di un ritmo di vita più lento a farmi amare l’estate e i suoi ritmi pigri e sonnacchiosi, con quei momenti in cui mi addormento sotto il sole cocente sbadigliando e nessuno mi mette fretta.

Consapevole che la meta è ancora lontana mi sono presa tre ore di relax totale occupandomi di me stessa e, nel mentre pasticciavo tra maschere e capelli, il the ho voluto metterlo in un plumcake: è il the che preferisco in assoluto, che bevo leggerissimo, il tempo di un’infusione di pochi secondi, il tempo necessario per avere un Earl Grey delizioso e profumatissimo.

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Ingredienti:

200 g. di farina

2 uova medie

170 g. di zucchero

75 g. di burro

140 g. di latte intero

75 g. di miele millefiori

1 bustina di lievito per dolci

1 pizzico di sale

4 cucchiaini (o 4 filtri) di the Earl Grey

Procedimento:

Riscaldare il latte e mettervi in infusione due dei quattro cucchiaini di the (o due bustine) e, nel mentre il latte si insaporisce (almeno dieci minuti di infusione) fondere il burro e metterlo da parte, poi sbattere bene le uova con lo zucchero ed infine aggiungervi tutti gli altri ingredienti, sempre mescolando, compreso il latte aromatizzato (strizzate bene le bustine se le avete usate) e il resto del the avanzato; se avete usato quello sfuso sminuzzatelo un po’ in un mortaio, mentre quello dei filtri, che andranno aperti e svuotati, è perfetto.

Versare il tutto in uno stampo da plumcake e cuocere in forno preriscaldato a 180°C. per 45 minuti.

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Mille giorni di te e di me

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Ci sono giorni in cui le mie preoccupazioni vengono cancellate dal tuo sorriso sempreverde sulle gote paffute,

ci sono giorni in cui il mio nervosismo si scioglie come neve al sole grazie al calore del tuo umorismo,

ci sono giorni in cui la mia agitazione viene cancellata in un attimo dalla tua proverbiale calma.

Però ci sono quei giorni in cui io mi arrabbio dinanzi alle questioni serie e tu fai i musi buffi,

ci sono anche i giorni in cui l’unica cosa seria che ti passa per la mente è l’organizzazione delle vacanze,

ci sono i giorni in cui io mi arrabatto per aggiustare la casa che cade a pezzi e tu allegramente e fischiettando pensi solo ad appendere un quadretto in camper,

ci sono giorni in cui ci lascio la pazienza, i nervi e le diottrie sui libri con nostro figlio e tu ridacchiando guardi un film,

ci sono i momenti in cui ti strozzerei e quelli in cui sei il mio porto sicuro, la mia ancora di salvezza,

ci sono i giorni in cui mi chiedo chi me l’abbia fatto fare di dirti “sì” davanti all’altare, ma poi lo so che solo a te avrei potuto dirlo,

ci sono giorni come questo, in cui sono stanca morta eppure mi trovo ai fornelli a cucinare per te che ami il cioccolato quasi più della moglie 😉 ,

ci sono giorni in cui per te farei qualsiasi cosa, ci sono quelli in cui ti appenderei alla parete, ci sono mille giorni di te e di me…..

buon compleanno amore della mia vita!

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Ingredienti:

200 g. di cioccolato fondente ad alta percentuale di cacao

200 g. di burro bavarese

130 g. di zucchero

1 pizzico di sale

4 uova

50 g. di farina 00

cacao amaro

zucchero a velo

Procedimento:

Sciogliere il cioccolato e il burro insieme, aggiungere lo zucchero e mescolare bene, poi mettervi le uova e mescolare ancora molto bene; setacciare la farina facendola cadere a pioggia e versare il tutto in uno stampo imburrato e spolverizzato con cacao amaro in polvere per non fa attaccare il dolce e infornare in forno già caldo a 180° ventilato (confesso di essermi scordata il forno a 200°….) per circa 20 minuti. Servire spolverizzando di zucchero a velo.

Non è una torta che “cresce” perchè senza lievito, ma il cuore morbido di cioccolato che uscirà al taglio della prima fetta sarà impareggiabile!

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“Norwegian wood” di Haruki Murakami

Immagine tratta dal web

Immagine tratta dal web

Ecco un libro del quale non sapevo nulla quando ho deciso di leggerlo, uno di quei casi in cui non si sa bene dove si andrà a parare, tra chi ne parlava bene, chi lo considerava un mattone: io amo i libri lenti ed introspettivi, quindi l’ho caricato sul Kindle letteralmente a scatola chiusa, senza neppure conoscerne la trama, senza sapere quali fossero i temi trattati, solo attirata dal consueto sesto senso che mai mi ha delusa.

Mi sono trovata dinanzi ad una scrittura gentile, leggera come una piuma, assolutamente non maschile, elegante, squisita ed impalpabile: in fondo è un libro sull’adolescenza che risale a molti anni fa (già pubblicato con il titolo di “Tokyo blues”) ma che, per chissà quale motivo, solo in questo periodo da fatto riparlare di sè nel nostro paese. La costruzione letteraria è ricca di aspetti descrittivi lenti, a volte pigri, ma mai pesanti, le vicende dei personaggi sembrano stesi al sole come ritagli di carta bagnata dalla pioggia… è una storia d’amore, di vita e di morte, una storia dei sentimenti di Toru Watanabe che si intrecciano con quelli di Naoko e dei suoi dolori per la perdita della sorella e del compagno Kozuki, ambedue suicidatisi anni prima, è la storia in cui si affaccia anche Midori, sfacciata e solare, senza però mai entrare nel groviglio di sentimenti tra Watanabe e Naoko. Il male di vivere tocca tutti i personaggi principali dell’opera, eppure c’è chi ne uscirà vincitore e chi ne sarà sopraffatto, quasi la vita giocasse con la morte; l’idea che se ne trae e che viene ben messa in chiaro sin da principio è il ruolo della morte non come antitesi della vita bensì quale parte integrante del percorso di vivere, però tutte le pagine sono permeate da una leggerezza ed un’estrema spensieratezza, da un atteggiamento di profonda naturalezza nei confronti del sesso e dell’autoerotismo senza mai cadere in alcun atteggiamento moralistico nè trasgressivo.

L’idea che io ne ho tratto è stata quella di un’opera rilassante e incentrata sulla naturalezza del vivere, sull’accettazione degli eventi, delle pulsioni naturali, dei sentimenti, sul rispetto dei tempi fisiologici di maturazione delle idee e dei tumulti del cuore. E’ un libro bellissimo, da leggere e da gustare sino all’ultima riga.

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Un altro “Share the love”… perchè l’amore non è mai abbastanza!

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Questa volta l’award in questione mi è stato donato da Debbie

Le regole per partecipare sono queste:
– Nominare da un minimo di 5 blog a un massimo di 10 blog;
– Scrivere una poesia oppure un pensiero d’amore così da portare tutti insieme l’amore nel mondo;
– Inserire il logo del premio.

Innanzitutto inizio dalla condivisione del logo, che è la cosa più semplice da fare… poi passiamo alla parte più complicata!

La volta scorsa, in occasione di un premio simile, ho voluto condividere le bellissime parole di “Se” di Rudyard Kipling, dedicandole a mio figlio, mentre oggi, in armonia con le tematiche ricorrenti nella giornata dell’8 marzo, ho il piacere di far conoscere una poesia non comune, molto semplice, il cui autore è Guru Nanak, il primo profeta del Sikkismo (1469-1539) e che sono tratte dal libro sacro Guru Grant Sahib; è un modo tutto mio di festeggiare la festa della donna, perché come sempre detesto le ricorrenze “preconfezionate” ed infatti nella data di ieri mi sono astenuta dal postare alcunché. Però va detto che ogni giorno incontro delle donne che sono delle leonesse, che realizzano cose impensabili scaturenti da una creatività ed una manualità geniali, donne con delle capacità immense e che, nonostante ciò (o forse a causa di ciò), sempre di più destabilizzano una categoria di uomini deboli destando in loro gli istinti peggiori e più violenti che si possano immaginare. A queste donne di incommensurabile valore voglio dedicare queste semplicissime righe in cui si racchiude tutta la loro essenza.

“Da una donna è nato l’uomo

Dentro una donna, l’uomo è concepito

Con una donna l’ uomo si  fidanza  e si sposa

Una donna diventa l’ amica di un uomo

Attraverso una donna, arrivano le generazioni future

Quando la donna di un uomo muore, lui ne cerca un’altra

Ad una donna, l’uomo si lega

Da una donna, sono nati i re

Da donna, nasce un’altra donna

Senza una donna, non ci sarebbe nessun uomo

Come può una donna essere il male?”

Dedicato a tutte le donne (e agli uomini intelligenti) che hanno il piacere di proseguire questa catena di buoni sentimenti!

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Un dolce della nonna per il mio giorno speciale

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Mi sembra ieri che andavo a ballare, che volevo conquistare il mondo, che non ero mai stanca e correvo da un corso di ballo alla palestra, che la sera dopo una sfiancante giornata di mare andavo in discoteca, mi sembra ieri che dopo un sabato a sciare ero capace di alzarmi alle cinque del mattino anche la domenica per correre in montagna e fare una pista di fondo, mi sembra ieri che facevo dannare i miei genitori, che li assordavo con “Save a prayer” dei Duran Duran che io, figlia degli anni ’60, sparavo a palla dallo stereo.

Mi sembra ieri che vedevo i miei genitori in gamba, che mi seguivano e mi incoraggiavano, che talvolta mi smontavano in maniera incomprensibile, che tutto sommato erano contenti di me e dell’educazione impartitami, mi sembra ieri che trascorrevo ore attaccata al telefono (con il filo e appeso alla parete!!!) chiacchierando con le amiche o con il fidanzatino di turno, mi sembra ieri che risparmiavo i soldini per comprarmi il motorino….

Oggi mi sento come allora, con la stessa energia, la stessa forza, lo stesso cuore che va a mille pieno di entusiasmo per tutto, ma i genitori che mi seguivano con tanta dedizione ora hanno bisogno di me, del mio aiuto costante, e quelli da far dannare non sono più mamma e papà, ma siamo io e mio marito, oggi c’è un tredicenne pieno di insicurezze e in crisi con il mondo a farmi star male, ci sono due cagnoline che mi costringono a lavorare il doppio in casa a causa dei peli che generosamente spargono ovunque, oggi ci sono io che devo badare a me stessa e che non posso più andare a sciare perchè i soldi non ci sono.

Oggi compio quarantatotto anni, sono nata il 28 febbraio del 1967 a Trieste, ma non li sento: sono entusiasta della vita anche se con il magone costante dato da un figlio che combina pasticci in continuazione, da un papà infortunato che non ce la fa, da una mamma che appassisce ogni giorno sempre di più minata da una malattia che negli anni l’ha consumata, oggi festeggio in sordina, ma un dolcetto confortante (nonostante la dieta) ho voluto metterlo nel forno; è uno di quei profumi che ricordano l’infanzia e oggi ne ho davvero bisogno perchè questa cosa di aver già superato la prima metà della vita media di un individuo non mi va mica tanto a genio!

Venite tutti qui intorno a me, abbracciatemi forte e mangiatevene una fettina perchè è davvero buono!

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Ingredienti:

150 g. di farina

100 g. di burro

150 g. di zucchero

un pizzico di sale

una bustina di lievito

2 uova intere

6 mele

160 g. di latte

la scorza di un limone

Procedimento:

Per prima cosa pelare le mele e tagliarle in quarti, successivamente ridurre ogni quarto in ulteriori tre spicchi e metterle da parte il tempo di mescolare gli altri ingredienti, iniziando con il fondere il burro nel latte e procedendo poi con il resto. Alla fine aggiungere le mele e versare tutto nello stampo: se usate uno stampo che non sia di silicone ungetelo bene e aggiungetevi del pangrattato perchè la consistenza molto morbida favorisce l’attaccatura a tutti i materiali.

Cuocere in forno preriscaldato a 180° (ventilato) per 45 minuti (le mele diventeranno dorate).

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Un giorno iniziò così

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C’era una volta una bimba paffuta, ma proprio cicciottella, perennemente derisa dagli altri bambini magri, quelli che quotidianamente si ingozzavano di nutella, patatine e caramelle, mentre lei mangiava chili di verdura, niente pasta perchè la odiava, pochissimo pane, eppure rimaneva sempre cicciotta: forse perchè il suo papà era convinto che lo sport facesse male e non le veniva mai data alcuna possibilità di cimentarsi in nulla.

Poi questa bimba crebbe e diventò una bella ragazza mora, alta e ancora un po’ burrosa, finchè un giorno decise di intraprendere la pallavolo (nonostante le obiezioni poco gentili sentite in casa…), per poi passare al ballo ed infine, grande amore della sua vita, al karate; questa ragazza divenne una donna molto bella e molto magra, in piena forma, che ogni fine settimana andava a sciare o a conquistare qualche vetta in ferrata, senza mai avere un minimo decadimento fisico.

Arrivò il giorno in cui conobbe lui, si sposarono dopo poco e, nel corso della luna di miele, si ritrovarono in tre: lei era convintissima di affrontare i successivi nove mesi nel relax e mantenendosi in forma, di diventare una di quelle mamme sprint che sembrano uscite da un film, invece iniziò a stare male e, da un guaio all’altro, il suo metabolismo decise di mettersi in sciopero. Dopo la bellezza di quasi dieci mesi nacque un bel maschietto e lei si ritrovò con trenta chili in più che, tra una dieta e l’altra, divennero ben presto quaranta.

Nel frattempo lei conobbe virtualmente una gran donna, una blogger che di chili ne perse il doppio di quelli che si ritrovava lei, un giorno commentò un suo post e lei la incoraggiò a faticare sulla cyclette, ma ancora nulla… nessun risultato… una tristezza infinita! Poi, sempre grazie a lei, alcuni giorni fa incappò in un video su YouTube e si rese conto di poter assaggiare un dessert splendido, semplicissimo, banalissimo, ma che dimostrava che si può dimagrire godendo anche di bocconcini golosi senza sensi di colpa.

Probabilmente molti di voi ne hanno già letto in proposito, ma io lo propongo lo stesso, perchè la mia voglia di poter indossare un tubino e delle decolletè dai tacchi a spillo ha trovato il suo perchè in questa coppa di (quasi) gelato alla banana, perchè come lei si promise un gelato raggiunto un determinato obiettivo, alla stessa maniera il mio attuale obiettivo è meno venti chili, per ora, e poi mi organizzerò per i restanti venti. E so che ce la farò.

Non ricetta banalissima e tremendamente squisita: mi sono organizzata acquistando una bella quantità di banane, tagliando ognuna in otto pezzi uguali per poter poi comprendere a quanto corrisponda una banana intera, le ho congelate tutte in un sacchetto e, appena ottenuta la consistenza desiderata (cioè ghiacciate), ne ho messa una (i famosi otto pezzi) nel Bimby, assieme ad una generosa spruzzata di cannella in polvere e ad un cucchiaio circa di latte, iniziando a velocità bassa per non distruggere il gruppo coltelli sino ad arrivare a 5 e poi mantecando bene.

Se non avete il Bimby fatene dei pezzettini più piccoli  e frullatela con quello che avete perchè il risultato lo si ottiene ugualmente: è buonabuonissimissima e mi fa sorridere nell’affrontare le rinunce che mi porteranno di nuovo a volermi bene.

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